In Sicilia sono stati spesi inutilmente 3,5 miliardi di euro, con laghi svuotati e una diga in costruzione da quasi 50 anni. In Basilicata – che serve anche la Puglia – e in Sardegna mancano circa 1 miliardo di metri cubi d’acqua all’anno. Soprattutto, c’è un acquedotto colabrodo che perde più di 41 litri ogni 100 immessi nelle reti di distribuzione. Segnali inquietanti di un futuro di siccità che incombe sul nostro Paese, che danno il senso della tragedia ambientale ed economica che si sta consumando. Perché non si parla solo di acqua da bere, ma anche di quella che serve alla produzione agroalimentare e industriale in generale.
Dissalatori: ecco la principale soluzione alla grande sete in un Paese che ha quasi ottomila chilometri di coste pronte all’uso.
La grande sete ha, purtroppo, una storia lunghissima che stiamo cercando di interrompere, perché siamo tutti consapevoli che il pianeta sta soffrendo. Negli anni ‘70 l’Italia era il primo produttore mondiale di frutta, che ha bisogno di tanta acqua, così come tanti altri tipi di colture. La Spagna era seconda, ma ci ha superato ed è tuttora prima. L’Italia è scesa progressivamente e nel 2020 è uscita dalla top 10. Questo argomento ha un filo conduttore: non siamo stati in grado di approvvigionarci di acqua come avremmo dovuto. Perché? Perché il sud della Spagna è coperto da sistemi di dissalazione dell’acqua e viene utilizzata la tecnologia dell’osmosi inversa, che ha fatto passi da gigante nell’ultimo periodo, facendo diminuire l’impegno energetico da 23 kilowattora per metro cubo di acqua prodotta a 2,5. Praticamente dieci volte in meno rispetto a 30 anni fa. Acqua dissalata significa irrigazione dei campi, miglioramento delle condizioni economiche degli agricoltori, contrasto ai periodi di siccità che, negli ultimi anni, si susseguono sempre più numerosi.
La politica affronta la questione con le misure che ritiene più opportune e lo fa con gli strumenti tipici della politica, ma serve una programmazione industriale adeguata. C’è di mezzo la lentezza e le responsabilità della burocrazia, con problemi serissimi legati alle autorizzazioni, alle valutazioni di impatto ambientale. Per questo il Novus Ordo Templi intende, mediante la sottoscrizione di una convenzione, affiancare le amministrazioni lungo tutto l’iter progettuale, autorizzativo, realizzativo e gestionale degli impianti.
Ultimamente c’è una diversa sensibilità e, quindi, un miglioramento della percezione della necessità di questi strumenti. Questo non risolve definitivamente il problema, ma sicuramente aiuta. Si sta andando nella giusta direzione, ma c’è ancora troppa burocrazia: vanno snellite le procedure per autorizzare gli impianti, ma soprattutto vanno affidate le procedure a un soggetto valido. I volenterosi sindaci di comuni più o meno importanti che si improvvisano gestori di questa emergenza non sono sufficienti: è necessario farlo a livello industriale, con un programma a medio e lungo termine, coinvolgendo le associazioni di categoria.
ZERO IMPATTO AMBIENTALE
Il dissalatore entra in un sistema protetto, che è quello dell’area marina, e l’unica cosa che fa è restituire una quantità d’acqua con il doppio dei sali al mare. Non ci sono controindicazioni, nessun episodio di inquinamento. Solo in alcuni casi, in presenza di grandi dissalatori, è stato notato un diradamento della posidonia. Ma questo accade se l’acqua viene scaricata direttamente sulla posidonia, circostanza che non si verifica mai, anche grazie ai sistemi dei reticoli di distribuzione dell’acqua e di restituzione per osmosi diretta al mare. Sono problemi di poco conto se si considera che, senza i dissalatori, siamo in grossa difficoltà sia da un punto di vista di approvvigionamento idrico primario, quindi di acqua potabile, che da quello agricolo. I primi progetti realizzati nel sud della Spagna per la dissalazione in agricoltura risalgono alla fine degli anni ‘90, con grandi benefici all’agricoltura e all’industria. Non solo: sugli utenti italiani grava un costo dell’energia molto elevato. Paghiamo l’energia elettrica più del doppio rispetto alla media europea e non ci sono politiche energetiche dedicate all’approvvigionamento idrico. Per questo rimane fondamentale pensare alla creazione di dissalatori esclusivamente legati alle energie rinnovabili, dove per rinnovabili non intendiamo esclusivamente i sistemi fotovoltaici ma anche la geotermia e lo sfruttamento del moto ondoso del mare.