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Roma: 30mila case entro il 2032

Nonostante il fabbisogno di alloggi da parte della popolazione sia cresciuto, lo dice il Cresme (il centro di ricerche di mercato) al quale è stato affidata dal Campidoglio una ricerca aggiornata, all’orizzonte si delinea una strategia incapace di rispondere alle necessità dei romani.

Le strategie di urbanistica e patrimonio

Si va dalla promozione di interventi edilizi in alcuni piani di zona al completamento della manovra dei piani di edilizia economica popolare, passando per la rigenerazione urbana, l’autorecupero, i progetti nelle periferie come Tor Bella Monaca e Corviale, o come l’ex scuola di Cardinal Capranica. E poi anche l’incentivazione dell’housing sociale. 

Piani di zona e housing sociale

L’assessore Veloccia spinge molto su nuovi interventi, sbloccati, in quartieri come Tor Vergata e Monte Stallonara, ma una buona fetta di alloggi potrebbe arrivare dal completamento dei piani di zona. Già a dicembre 2022 l’assessorato all’Urbanistica ha pianificato la creazione di nuove unità abitative nelle periferie di Roma, da mettere a disposizione della cosiddetta “fascia grigia”, quella che non può fare domanda per una casa popolare, ma nemmeno riesce a reperirne una sul mercato libero. Parliamo di circa 4mila case tra Pian Saccoccia, Casal Monastero, Infernetto, Madonnetta, Casale Cesaroni, Tor Tre Teste, Monte Stallonara. Oltre a questi, se ne aggiungeranno circa 300 all’ex centro direzionale Alitalia, demolito un anno fa e al centro di un progetto edilizio importante. Centomila metri quadri di nuovi appartamenti, negozi e spazi di socialità a Collina Muratella. Si aggiungeranno 96 alloggi sociali a Selva Candida, dove è stata firmata una convenzione con il privato che sta costruendo “Progetto Roma Nord”, oltre 300 appartamenti di ultima generazione che nulla hanno a che vedere con l’emergenza abitativa e il recupero del patrimonio abbandonato di Roma.

A via di Cardinal Capranica, al posto della ex scuola sgomberata nel 2019 da occupanti abusivi, sei dei 71 appartamenti che verranno costruiti saranno dedicati all’housing sociale, due invece al cohousing, una modalità abitativa sempre più cercata soprattutto da anziani single con redditi medio-bassi. In definitiva neppure il 10% degli immobili che saranno realizzati sarò destinato all’emergenza abitativa. Anche qui si intuisce bene come questa strategia sia chiaramente insufficiente soprattutto a lungo termine.

Progetti già citati, come Santa Palomba, vengono nuovamente citati ma sono fermi da anni. L’accordo con Società Urbis Romae Srl per la realizzazione degli alloggi (300 da vendere in regime di edilizia convenzionata) risale al 2014. Quasi sicuramente verranno realizzati prima i 150 appartamenti di via Prenestina 913, nell’ex salumificio Fiorucci, occupato da famiglie in emergenza abitativa e destinato ad essere acquisito dal Comune. Un intervento simile, dato il contesto di partenza, a quello già in corso a via del Porto Fluviale dove un’occupazione durata quasi vent’anni si sta trasformando in un progetto di rigenerazione urbana con oltre 50 nuovi alloggi riservati a chi è in emergenza abitativa. Quest’ultimo intervento, realizzato mediante i fondi del PNRR di prossima scadenza, dimostra come sia necessario ridefinire una nuova strategia per la Rigenerazione Urbana di Roma. Abbiamo bisogno di una strategia capace di dare una reale risposta alla richiesta di abitazioni e di spazi sociali di aggregazione, mantenendo il patrimonio intatto, senza svenderlo ed evitando di favorire le attività speculative dei fondi immobiliari internazionali che poco hanno a che fare con le necessità e la vita dei romani.