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Emergenza Abitativa Europea

Negli ultimi dieci anni sono duplicate le persone in povertà assoluta. L’Unione Europa punta a eradicare il fenomeno entro il 2030. Nonostante alcune iniziative promettenti, come il modello “Housing First” in Finlandia, molti paesi adottano politiche inefficaci e in alcuni casi un approccio punitivo che criminalizza i più vulnerabili anziché aiutarli.

La povertà estrema e l’esclusione sociale sono un’emergenza in Italia e in Europa, con milioni di persone costrette a vivere in condizioni di marginalità abitativa. Tra queste, i senza dimora sono una delle categorie più vulnerabili. Nel 2021, l’Istat segnalava la presenza di circa novantaseimila persone iscritte all’anagrafe come senza tetto o senza fissa dimora, un numero che potrebbe essere addirittura aumentato, vista anche l’emergenza Covid-19. La maggioranza di queste persone è costituita da uomini, mentre i cittadini stranieri rappresentano il trentotto per cento. Purtroppo, i dati ufficiali non vengono analizzati e aggiornati annualmente, un chiaro simbolo della trascuratezza nei confronti di questo problema da parte delle istituzioni.

A livello europeo, la situazione è altrettanto grave, se non peggiore. Secondo la Federazione Europea delle Organizzazioni Nazionali che Lavorano con i Senzatetto (Feantsa), circa 1,3 milioni di persone sono senza dimora in Europa: nel 2015 erano circa settecento mila. Questo numero è in continua crescita dal 2008, le stime si aggirano attorno a un aumento del settanta per cento, un segno inequivocabile dell’aggravarsi di questo problema sociale. L’Italia non è nemmeno il caso più lampante. Secondo i dati dell’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), del 2023, la Francia ha il tasso più alto di senza dimora, 30,7 ogni diecimila persone, seguita da Cechia, Germania e Irlanda.

Il rapporto annuale di Caritas Italiana, quest’anno intitolato “Fili d’erba nelle crepe. Risposte di speranza”, pubblicato lo scorso novembre, posiziona il problema dei senza dimora all’interno di un quadro più ampio, collocandolo in un discorso di povertà e di esclusione sociale. Secondo il report sono circa 5,7 milioni di persone, pari a quasi il dieciper cento della popolazione, che vivono in condizioni di povertà estrema. L’analisi rivela inoltre un preoccupante fenomeno di «precarietà abitativa»: eventi come la perdita del lavoro, o anche solo problemi di salute, possono condurre rapidamente le persone da una vita più o meno stabile a trovarsi per strada, come si dice, da un giorno all’altro. Come sottolinea Giustino Trincia, Direttore della Caritas di Roma, «l’assenza di politiche che sappiano mettere al centro i differenti bisogni delle persone in povertà estrema» è una delle principali cause di questo drammatico fenomeno.

Il 3 dicembre si è tenuta a Strasburgo la conferenza «Affrontare il problema dei senzatetto attraverso gli investimenti sociali», organizzata dal Consiglio d’Europa e dalla Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa (Ceb). Questo incontro ha rinforzato la necessità di costruire soluzioni lungo termine e di investire immediatamente per quella che è definita una «situazione allarmante». A questo proposito, si è discussa l’importanza della Piattaforma Europea per la Lotta contro la Senza Dimora (Epoch), istituita dalla Commissione europea nel marzo 2021 con l’obiettivo di eliminare il fenomeno dei senzatetto entro il 2030, mirando al rispetto dell’articolo tre del Trattato di Lisbona, promuovendo approcci umanitari focalizzati sull’individuo stesso, ponendosi la costruzione di misure mirate e non un metodo alla one size fits all. 

La piattaforma riunisce, come si può evincere dalla sua pagina ufficiale, organizzazioni della società civile, le parti sociali, i governi dell’Unione europea e altre istituzioni che aderiscono ai principi dell’Unione. Tuttavia, nonostante gli obiettivi ambiziosi, Epoch non affronta, in maniera abbastanza ipocrita, le contraddizioni dei sistemi giuridici che penalizzano azioni come dormire per strada o costruire alloggi in spazi pubblici, il che potrebbe ostacolare il raggiungimento del suo obiettivo di eliminare il fenomeno dei senzatetto entro il 2030.

Questo aspetto è stato evidenziato da una ricerca congiunta di Avvocati Senza Frontiere, Feantsa e Fondazione Abbé Pierre, dello scorso diciannove dicembre riguardante la crescente marginalizzazione e criminalizzazione dei senzatetto. L’ostilità nei loro confronti e in risposta a questo fenomeno sembra essere in aumento in molti paesi europei, e sempre più spesso il loro comportamento viene visto come una nuisance (fastidio pubblico) nelle politiche locali e nazionali. In Belgio, nel 2017 è stata approvata una legge che punisce le occupazioni abusive con la reclusione da otto giorni a un mese e con un’ammenda da ventisei a cento euro. In Francia, l’occupazione abusiva è punibile con due anni di reclusione e una multa di trentamila euro. Anche la gestione delle multe però comporta costi elevati, soprattutto perché una parte significativa delle multe prescritte alle persone in situazione di precarietà non viene mai pagata – a Barcellona il totale è di più del cinquanta per cento. In Germania, il governo stanzia ogni anno duecento milioni di euro per combattere l’uso fraudolento del servizio di trasporto pubblico.

Le soluzioni per Feantsa sono molteplici e complesse: rafforzare e aumentare le alternative alla detenzione, sanzionare le forze dell’ordine per l’uso sproporzionato delle forze e, soprattutto, fornire agli individui un alloggio stabile e rapido. È così infatti che la Finlandia ha ridotto dal 2008 a oggi il numero totale di senza dimora di circa il settanta per cento, puntando sul concetto di Housing first, ossia offrire appartamenti senza nessuna precondizione. Il tasso di successo parla da sé: quattro su cinque mantengono l’appartamento concesso loro dal governo e i soldi spesi equivarrebbero a quelli impiegati per la loro gestione in strada. Se non addirittura di meno.